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La mitica Debbie Harry in mostra

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Debbie Harry, Andy Warhol's Bad T-Shirt, Old Street Studio, London 1979, Foto Brian Aris

Di Chiara Meattelli

"Non ero interessato a fotografare celebrità, o così pensavo prima d’incontrare Debbie”, dice Brian Aris, celebre fotogiornalista della guerra in Vietnam e in quella dell’Irlanda del Nord. Siamo al vernissage di Debbie Harry: Queen of Punk alla Proud Gallery di Chelsea, con ingresso gratuito e aperta da oggi, 17 gennaio, fino al 17 febbraio 2013. Mentre sorseggia un bicchiere vino, il fotografo inglese mi racconta di quando i PR della cantante americana l’hanno contattato per la prima volta. “Non sapevo cosa aspettarmi, non avevo idea di chi fosse lei o i Blondie, a me interessava il jazz”. Era il 1977, Debbie Harry, leader dei Blondie, aveva appena firmato un contratto con la casa discografica e, da personaggio della scena underground newyorkese, era prossima a trasformarsi in un’icona pop. “Ho lasciato il Vietnam tre giorni prima che finisse il conflitto nel 1975, ero molto disilluso ma determinato a tornare a essere un fotogiornalista di guerra. Se ho cominciato a dedicarmi alle celebrità, Debbie è stato uno dei motivi”. “Punk princess” leggeva l’appunto sull’agenda del fotografo per il loro primo photoshoot nello studio di Londra.

Gli scatti in mostra vanno dal 1977 al 1988 ma il rapporto di collaborazione, e di amicizia, tra Debbie Harry e Brian Aris continua ai giorni d’oggi. “Pensavo che le rockstar avessero degli ego enormi e l’idea non mi piaceva affatto, invece mi sono trovato davanti questa ragazza incredibilmente bella e del tutto priva di ego: mi ha subito intrigato. Ed è così ancora oggi, ogni volta che la fotografo”. Debbie Harry appare sempre a suo agio davanti all’obiettivo di Aris: la sua è una bellezza elegante nelle immagini in bianco e nero, sotto le luci dello studio, oppure nel giardino di casa, seduta su un baule con un completo verde smeraldo e un’insolita chioma rossa. Sono molte le foto scattate nella casa della Harry a New York: “Tutti pensano che frequentando artisti come Andy Warhol, la sua vita quotidiana fosse piena di situazioni bizzarre ma quando andavo a trovarla era tutto molto normale. Magari aveva un appartamento pieno d’oggetti interessanti ma per me non era altro che un set dove scattare qualche bella immagine, dopotutto avevo a che fare con una professionista”. Non che la vibrante New York di quei tempi non l’abbia influenzata, Aris la definisce “una delle persone più creative” con cui abbia mai lavorato. Pure divertente aggiungo io, ripensando a quando durante una nostra intervista, si era esibita con un’imitazione della parlata incomprensibile dell’amico (e leggendario autore beatnik) William S. Burroughs.

Aris era presente quando è stato girato l’inquietante video di Blondie, Island of the Lost Souls del 1988 in Sicilia. In una foto ritrae la cantante dentro una barca, con gli occhiali scuri e una valigetta, in rotta verso l’isola: è uno degli scatti migliori in mostra, sembra quasi il fotogramma di un thriller. “In verità, davanti a sé aveva una borsa con il make-up e sulle ginocchia il vestito che avrebbe indossato ma ho tagliato l’immagine in modo da renderla più misteriosa possibile. È tra le mie preferite: il reportage è lo stile che amo”.

Con una carriera iniziata a 15 anni, quando suo padre gli regala la prima macchina fotografica, Brian Aris ha immortalato tutti, dai Beatles alla Regina d’Inghilterra. “Per un working class boy inglese, trovarsi da soli in una sala di Buckingham Palace con la Regina, è piuttosto straordinario. Ma alla fine cosa cambia? Anche la Regina è un po’ come Debbie: non ha ego”. Aris continua a lavorare a nuovi progetti presso lo studio londinese, eternamente sommerso da tonnellate di foto da organizzare in archivi. “Vedi quella di Debbie accovacciata per terra, con i capelli spettinati? L’ho trovata solo prima di Natale, non ricordavo nemmeno di averla scattata... Oops. Forse non avrei dovuto dirlo?!”

Guarda qui un assaggio della mostra!

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