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Crime Scene, tutti i colori del noir/30 Cass, le visioni di una fotografa...

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Elisabeth Hand, Foto Stampa

Di Massimo Rota

Elizabeth Hand è la Patti Smith del noir. Nata nel 1957, molto attiva sulla scena punk newyorkese, antropologa, fotografa e scrittrice di romanzi, racconti, sceneggiature per fumetti, novelizations (X-Files, L’esercito delle 12 scimmie), libri sul Star Wars Expanded Universe, Elizabeth è un autrice di culto in Usa.

Lasciando perdere i fantasy e le incursioni nella fantascienza, si può tranquillamente affermare che nel thriller la Hand ci ha regalato dei veri gioielli. Per nostra fortuna Elliot ha pubblicato i suoi due migliori romanzi: La luce naturale della morte e Non credere ai tuoi occhi. Protagonista di entrambi è Cass Neary, sbalestrata fotografa della scena alternativa newyorchese, grande consumatrice di droghe, appassionata di farmaci come il Vicodin, è spesso preda di visioni premonitrici.

Va matta per “le cose che non si muovono, le cose morte”, per questo ha pubblicato il libro fotografico Dead Girl. Da allora sono passati vent’anni e Cass è sopravvissuta a un’aggressione con stupro e alla morte del suo compagno nell’attentato alle twin towers. In Non credere ai tuoi occhi tenta di rilanciare la propria zoppicante carriera raggiungendo un’isola sperduta di fronte alle coste del Maine per intervistare Aphrodite Kamestos, un’artista maledetta degli anni Settanta, grande fotografa che ha ispirato con i suoi crudissimi scatti il lavoro della stessa Cass. Durante l’incontro Neary percepisce che Aphrodite nasconde qualcosa di orribile. Poi l’inverno ghiaccia l’oceano e si susseguono inspiegabili sparizioni di adolescenti. Che ci sia un serial-killer al lavoro? Il romanzo è un crossover di difficile classificazione, spinoso, che mette a disagio.

La cover di Non credere ai tuoi occhi, Elliot, Foto Stampa

La Hand sfida apertamente il limiti della scrittura di genere, le convenzioni del thriller sono splendidamente scavalcate per regalarci una storia viscerale, stordente, di redenzione. In La luce naturale della morte Cass viene ingaggiata da un collezionista di Helsinki che vuole un parere sull’autenticità di cinque vecchie fotografie che ritraggono ragazze morte da poco (“Aveva gli occhi sbarrati e la bocca aperta, come nel mezzo di uno sbadiglio. La fotografia era stata scattata di notte, con un tempo di esposizione particolarmente lungo, sotto una luna così splendente da assomigliare a una lampada alogena in un cielo rigato di stelle"). Scatti belli e inquietanti che sembrano fare riferimento a leggende nordiche e che proietteranno Cass in una vicenda ricca di omicidi rituali e macabre usanze in gran voga nel death metal del Nord Europa. Il romanzo funziona perfettamente come thriller, ma a renderlo indimenticabile ci pensa Cass: dove lo trovate un personaggio femminile di mezza età che ama il sesso, le droghe, il bere e non sente nessun bisogno di chiedere scusa?

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